Come scegliere il proprio Omeopata?

In Omeopatia esistono almeno quattro scuole principali ed ognuna di esse utilizza una propria metodologia terapeutica e prescrittiva.

La scuola di omeopatia unicista, che in Italia aveva nel Prof A. Negro il principale esponente, si distingue per l’utilizzo di un solo farmaco omeopatico per volta.
Tiene in grande considerazione i sintomi mentali del paziente, senza trascurarne quelli generali e locali.

La nuova prescrizione avviene quando il farmaco ha esaurito la propria azione terapeutica. A questo punto si può o approfondirne l’azione -magari cambiando diluizione o scala di potenza- oppure passare ad un rimedio diverso.



Il metodo pluralista prevede la prescrizione da parte dell’ omeopata, quando ritenuto necessario, anche di più farmaci nell’arco della stessa giornata o anche a giorni alterni, diciamo non più di 3-4.

Nel formulare una diagnosi vengono presi in considerazione in ugual misura sintomi mentali, generali e locali.



Il metodo complessista vede il suo fondatore nel Dr. Hans Reckeweg che formulò una serie di farmaci contenenti al loro interno più ceppi omeopatici, per lo più a bassa diluizione, in diluizione decimale hahanemanniana (DH).



I complessi sono formulati più sulla malattia che sul paziente che deve assumerli.

I farmaci complessi contengono al loro interno rimedi con uno spiccato tropismo per l’organo o l’apparato sul quale si voglia agire e- in alcuni casi- possono venire aggiunti degli altri ceppi che agiscano sugli organi che scaricano le tossine per ripristinarne o potenziarne l’azione.

I complessi si rivelano estremamente utili sia nella cura dei sintomi dei disturbi acuti, nelle cronicità e anche nell’automedicazione (impensabile utilizzando farmaci omeopatici unitari).



I farmaci omeopatici complessi possono essere prescritti dal medico o consigliati in farmacia sulla base di veri e propri protocolli di cura più tipici della medicina tradizionale.

Per tutti questi motivi (basse diluizioni, orientamento  alla malattia e non al paziente, utilizzo di protocolli), molti li considerano un punto di incontro tra la medicina tradizionale e l’omeopatia, mentre i “puristi” non li considerano vera omeopatia.



Esiste poi il metodo Costituzionalista. Il terapeuta che utilizzi tale metodo, parte inquadrando il paziente dal punto di vista costituzionale, andando a definirne lo stato attuale  in relazione allo stato ideale di equilibrio costituzionale.



Considera sintomi mentali, generali e locali  in ugual importanza e può utilizzare sia un farmaco per volta come gli unicisti, più farmaci (coerenti tra loro) nell’arco della stessa giornata come i pluralisti,farmaci complessi.



Tutti i farmaci vengono prescritti sulla base della loro prevalenza costituzionale, cioè sulla capacità di interagire in maniera preferenziale con una determinata bio-tipologia di soggetti.

Questo metodo presenta una serie di vantaggi rispetto agli altri in quanto permette di agire contemporaneamente su più ambiti, riducendo quindi i tempi delle terapie.

Normalmente non c’è necessità di rivedere il paziente così spesso come nell’omeopatia unicista in cui il terapeuta ha necessità  di controllare l’esaurirsi dell’azione del farmaco per passare alla nuova prescrizione per giungere alla guarigione vera e propria.

Nello specifico, individuando la costituzione di appartenenza del soggetto, il terapeuta che lavori in chiave costituzionale, può individuare e predire in maniera statistica punti di forza e punti di debolezza della costituzione, potendo così fare una prevenzione efficace delle tendenze patologiche ereditarie.



Il metodo costituzionalista nasce con la storia della medicina con Ippocrate e, negli ultimi anni, ha avuto il suo più grande esponente nel Prof. Antonio Santini che operava a Roma alla fine del ventesimo secolo. 


Il metodo costituzionale è un metodo di semplificazione della medicina omeopatica

In buona sostanza è un metodo utile al terapeuta per non sbagliare la prescrizione e al paziente per essere sicuro dell’efficacia della terapia prescritta.

Lo sforzo della scuola costituzionale è stato, negli anni, quello di dare all’Omeopatia il giusto posto nella medicina attuale, soprattutto modernizzandola.

Alla luce di tutto questo scegliere l’omeopata di riferimento non è una scelta semplice.

Un criterio può essere sicuramente quello di scegliere un terapeuta di grande esperienza con una grande storia di successi terapeutici alle spalle che, a prescindere dal metodo prescrittivo utilizzato, possa dare immediato sollievo ai sintomi della malattia per cui è stato consultato e sia in grado di evitarne aggravamenti e prevenirne complicazioni.

Subcategories

Ci dispiace dell'inconveniente.

Non riusciamo a trovare quello che stavi cercando ma puoi dare un'occhiata ai nostri prodotti: